EmpatiAnimale

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Pensieri antispecisti, esperienze del ‘sensibile’ vicine e lontane

"Viaggiatore, sono le tue orme la strada, nient’altro;
viaggiatore, non esiste un sentiero, la strada la fai tu andando.

Mentre vai si fa la strada e voltandoti vedrai il sentiero che mai più
calpesterai. Viaggiatore, non esiste una strada, ma solo scie nel mare."

A-periodico
antispecista di prossima uscita, si prefigge di realizzare una pubblicazione
atipica per l’attuale movimento animalista radicale: principale intento di E.A.
è estendere lo sguardo del movimento di liberazione animale oltre i confini
sanciti dalle campagne di pressione e azione, alla ricerca di una dimensione
complessiva che non si limiti a puntare il dito contro gli sfruttatori senza
neppure limitarsi all’astrazione che relegava gli animalisti riformisti al palo
della semplice rivendicazione giuridica e/o culturale come strumento unico di
affrancamento degli animali dalla prevaricazione.

Per
riuscirvi è necessario indagare le relazioni, all’oggi assai problematiche, tra
l’ideale antispecista così come è confezionato sulla carta ed ogni sua ardua – se
non improbabile – coerente interpretazione nel quotidiano, alla luce di
un’impostazione etica tanto politicamente acerba quanto socialmente inusuale.

Obiettivo
di Empatia diventa stringere in un fecondo rapporto di vicinanza militanti
"intellettuali" e "attivisti di strada", ancora molto
distanti dal collaborare tra di loro in progetti di ampio raggio d’intervento.

Si è assistito ad una significativa evoluzione delle pratiche e delle teorie
ispirate al conseguimento di un’uguaglianza intraspecifica, attraverso
contro-informazione, boicottaggi ai danni di singoli marchi, liberazioni di
animali e sabotaggi alle industrie della tortura, pratiche sempre più efficaci
ed elaborate. Si ritiene d’altra parte che un’altra svolta imprescindibile non sia stata
individuata: in assenza di un reciproco scambio all’interno dei diversi e
variegati ambienti antagonisti, sarà impedito a tutti noi di proseguire lungo
la strada che conduce alla compenetrazione delle lotte e, nello specifico, la
spinosa questione animale tarderà ad occupare il posto primario che le spetta
nell’alveo delle molteplici tematiche ‘antisistema’.

Opinione
fondante della redazione è che le voci libertarie e liberazioniste antispeciste
abbiano in dote un elemento essenziale, di valore generale ed inestimabile: se
l’agire sociale atto ad ovviare alle spinte discriminatorie non riuscirà ad
elevare la componente ‘sensibilità’ a riferimento condiviso (senza per altro
cadere nel reiterato errore di indebolire la determinazione propria di ogni
moto rivoluzionario), sarà impossibile dirimere i dissidi sui quali il potere
fa leva.

Dobbiamo
dunque essere in grado non tanto di ribaltare la concezione di oppressione
vigente a nostro vantaggio, ma di trovare un equilibrio, per quanto instabile,
tra fini e mezzi; un equilibrio che consenta di abbracciare la liberazione.
Altrimenti, stenterà ad emergere ogni concreta facoltà di sovvertire l’arido e
avido, antico e moderno, ordine mondiale.

Il
potere, con il suo apparato ideologico, indossa ingannevoli maschere su
maschere, le quali contribuiscono drammaticamente a rinnovare un controllo
totale che plasma, recupera o seda sul nascere i sentimenti più autentici degli
animali umani.

Ingrossare
le fila dei dissidenti di individui attenti a generare energici contrasti ma
anche a comprendere le dinamiche del dominio, passa dall’attraversare – e dal
farsi attraversare da – quelle esperienze vicine e lontane capaci di farci
crescere a livello di introspezione e di confronto, pacifico e conflittuale al
tempo stesso.

Affinché
la tensione alla libertà che abbiamo riunisca in un cambiamento di carattere
dissolutivo e rigenerante tutte le categorie create ad hoc per reggere all’odio,
al dovere e al sacrificio di cui la paura di vivere si alimenta, intristendo i
cuori, ammorbando i cervelli, incatenando i corpi…svuotandoci della voglia di
vivere e lottare.

 

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