Influenza suina: a chi giova tutto ciò?

                                         
"Per fermare la febbre suina che si sta diffondendo rapidamente nel
mondo, per scongiurare il pericolo di nuove ondate di Sars o di altre
epidemie di origine animale basterebbe modificare i sistemi di
allevamento intensivi, ormai riconosciuti come causa scatenante delle
pandemie ma ancora praticati senza limiti in tutto il pianeta"
                                                                                                                                                               

                             
         …così ripeton tutti…


La sindrome della febbre suina che dal Messico si sta espandendo nel
resto del mondo non è altro che la ‘vecchia’ influenza aviaria che
ritorna, o meglio, che non è mai andata via. Semplicememente oggi si
utilizza una definizione diversa in quanto il virus chiamato in causa
adesso nella formula specifica è l’H1N1, mentre ricorderete che il
famigerato virus dell’aviaria era l’H5N1.
Non che l’ennesima possibile pandemia planetaria non preoccupi
legittimamente: si tratta infatti dello stesso agente virale che aveva
causato la famosa ‘spagnola’, l’influenza che ha ucciso più di cento
milioni di persone in tutto il mondo subito dopo la prima guerra
mondiale. Tuttavia – completamente eluso dal dibattito pubblico – resta
l’inquietante interrogativo "a chi giova tutto ciò?"…chi trae
profitto dalla comparsa – a intervalli sempre più ravvicinati- di
queste minacce?
Per una volta vogliamo parlare degli animali non in funzione del ruolo di merce che gli uomini hanno affibbiato loro.
Ancora una volta vogliamo evidenziare che l’origine dei drammi sta nella loro reificazione e nel rubare loro la libertà.

RIFORMARE I LAGER?

Quasi tutti oggi stanno riconoscendo – a parole – le responsabilità del
sistema intensivo di allevamento così come del grande numero di animali
allevati per grandi consumi. Le reazioni degli enti ‘più
rappresentativi’ si accavallano più o meno sulla stessa linea politica:
ci vuole più controllo, controllo, controllo!
La Lav chiede che si riformi il sistema intensivo di allevamento, che
causa stress agli animali e comporta massicci e costosi interventi
terapeutici, attraverso scelte rigorose per il miglioramento del
benessere animale. Prosegue cioè sulla sua strada: ‘ridurre’ (e non
esplicitamente ‘eliminare’) la sofferenza animale insistendo sui
correlati svantaggi per gli umani.
Legambiente richiede anch’essa di modificare i sistemi di allevamento
intensivi, limitandosi ulteriormente ad un richiamo all’applicazione
delle leggi vigenti. L’attenzione si sposta così sulla somministrazione
forzata, da parte dei colpevoli cattivi-allevatori, di cibo sottoforma
di mangime contaminato dalla chimica, puntando tuttavia il dito sul
fatto che il modello di allevamento intensivo industriale prevede la
produzione di carni e derivati animali attraverso un vero e proprio
sistema di detenzione in edifici di cemento di migliaia di animali ivi
stipati (con il merito di allargare la questione anche ai derivati
animali caseari ed ovaioli).
Le associazioni dei consumatori chiedono invece solo maggiori garanzie
sulla tracciabilità dei prodotti alimentari: "Va assolutamente evitato
l’effetto psicosi, che potrebbe danneggiare l’economia delle famiglie e
delle imprese del settore – dichiara Carlo Pileri, presidente dell’Adoc
– ma il problema non va sottovalutato. E’ comunque urgente estendere la
normativa sull’etichettatura e la tracciabilità anche alle carni di
suino. Per gli insaccati, deve essere indicata la provenienza di tutte
le carni utilizzate, non solo la sede di lavorazione. In Italia si
importano prodotti provenienti da altri Paesi europei che non
rispettano le severe norme di produzione vigenti nel nostro Paese.
Prodotti per cui, ad oggi, non è garantita né la tracciabilità né
l’etichettatura".
La classe politica sostanzialmente si allinea alle considerazioni delle
sue categorie principali elettrici, confermando che per i partiti la
gente corrisponde alla massa consumatrice. Li vediamo riprendere a
banchettare salumi in mondo-visione, come successo al Premier
Berlusconi al congresso della Coldiretti. Lo slogan è sempre lo stesso:
"Confortare i consumatori e difendersi dalla solita, incombente,
prorompente, sorpassabile, allettante crisi finanziaria."

Noi ci sentiremmo imperdonabilmente ingenui se mancassimo di rilevare
che ogni malattia/incidente che si materializza sul cammino inesorabile
del sistema capitalistico offre ai suoi promotori e sostenitori
l’opportunità di riproporre le vincenti dinamiche di rilancio economico
e ideologico che lo hanno condotto al suo apice storico.
La popolazione attualmente può sentirsi più sicura nei confronti delle
epidemie che minacciano la salute a causa del miglioramento generale
delle condizioni di vita, ma non può d’altra parte difendersi dalle
celate monovre dei potenti, che nel caso specifico individuiamo in
primis in coloro che sono alle prese con la nuova corsa per
l’accaparramento della ‘Cura’, le case farmaceutiche.
Il virus H1N1 ha subìto una trasformazione e ha assunto la capacità di
contagiare non solo i suini ma anche gli esseri umani, ha cioè compiuto
‘il salto di specie’. La trasmissione avviene tramite gli escreti, cioè
il catarro bronco polmonare e le feci e non più con il cibarsi di carne
come con i volatili. Tramite gli escreti il virus, di cui non è stato
comunicato il potere infettante, cioè quanto virus occorre per
trasmettere effettivamente la malattia, può diffondersi e permanere
nell’ambiente. Se gli individui sono immunologicamente deboli saranno
colpiti in maniera più grave. Da qui l’inarrestabile paura che occulta
il bisogno urgente di consapevolezza…
In queste ore dai media però ci viene giurato che è pronto il rimedio:
terapie a base di Tamiflu per tutti coloro che tengono alla propria
salute! E subito si corre ai ripari, con l’infausto risultato che,
nell’affanno generalizzato, il problema si sottrae all’osservazione
delle sue radici.
Si deve sapere che il Tamiflu non è stato giudicato a livello
scientifico avere grandi poteri contro i virus ciò nonostante con
l’influenza aviaria, nei cui confronti non è stata ugualmente accertata
la sua utilità, ha conosciuto una fortuna tanto alta e incredibile che
ha portato ad esaurire tutte le scorte, fino a quel momento invendute,
ed ha garantito profitti di miliardi di euro ai suoi produttori. Tanto
grandi che solamente il neo-con Donald Rumsfield, che possedeva azioni
della ditta che per prima aveva sviluppato il principio attivo del
Tamiflu, ha guadagnato un milione di dollari. Dopo un rallentamento
delle vendite di alcuni anni ora la nuova sindrome promette di
rinnovare i fasti commerciali del Tamiflu.

VOCI ANIMALI

In sintesi, mentre assistiamo sgomenti ai telegiornali a come milioni
di persone siano disposte a indossare 24 ore al giorno una mascherina
senza apparentemente chiedersi il reale motivo per cui questo accada,
le istituzioni e le associazioni para-istituzionali si ritagliano il
proprio pezzettino di autorevolezza di settore, esibendo l’insulso
ritornello a cui siamo abbondantemente abituati "Tranquilli, noi lo
avavamo previsto!".
In questo marasma di auto-lodi e bugie qualche sprazzo di sensibilità
verso le prime vittime, gli animali, è pur emerso, se non altro perchè
a suggerire un’inclinazione etica sono state le immagini terribili
degli allevamenti circolate di sfondo ai servizi dei tg. Ma ancora una
volta  viene messo a tacere, o abilmente sfumato da asettici comunicati
di dati statistici, l’urlo silente che si leva dalle catene di
smontaggio dei mattatoi dove sangue , grida ,budella,rumini , corna si
mescolano nel fragore di macchinari automatici e automi umani che
stordiscono, sgozzano, sventrano scuoiano .
Sfumato l’urlo furioso degli animali umani che sanno che la vera
pandemia è la diffusione incontrastata delle logiche di morte e
sfruttamento.
Ignorato l’urlo disperato degli animali non umani , vere vittime
indifese da sempre, messe al mondo per essere sfruttate e ammazzate
Purtroppo anche questo incidente di percorso verrà ingurgitato dal
sistema che ne uscirà ancora più rafforzato; non dobbiamo aspettarci
che le storie di questi eventi provochino necessariamente e
autonomamente uno sbocco positivo utile al superamento delle loro
pre-condizioni.
Di fronte ad un panorama desolante che non vede nemmeno le autorità
sanitarie occuparsi minimamente di intervenire per contenere
l’espansione dei lager in cui nascono i virus (anzi li sostengono con
ingenti contributi pubblici)…
Di fronte al fatto che i sistemi zootecnici (industrializzati o
biologici che siano: a noi che caldeggiamo un riferimento all’etica
interspecifica non interessa in modo fondante tale differenziazione per
il contenuto della nostra critica, perchè la gravità e il portato di
una prigione, gestita per di più da macellai, non si misura sul numero
delle infezioni che produce…) siano ritenuti una necessità in quanto
le richieste dei consumatori e dell’industria sono di avere sempre
maggiori quantità di cibi di origine animale…
Di fronte a tutta questa crudeltà, indifferenza e ipocrisia, è chiaro
che i cosiddetti cittadini che partecipano alla devastante tragedia
animale faticano ad riscoprirsi persone sensibili e pensanti e tendono
a girarsi dall’altra parte. E’ certo importante comprendere che sono
anche loro a indurre quei sistemi che critichiamo con la richiesta di
carne e derivati e che il loro comportamento di fatto genera una delle
prime cause delle pandemie sanitarie e genocide ricorrenti.
Tuttavia, fermarci all’esortazione della vaga speranza di un
cambiamento sociale non indotto con le lotte contribuirebbe anche da
parte nostra a confidare eccessivamente in quello che ci anima, senza
coinvolgerci abbastanza.

Una dimensione etica antispecista, che promuove l’ugualianza fra le
diverse specie animali, non potrà emergere sulle onde del destino in un
contesto sociale che strenuamente non lo comprende e lo osteggia! C’è
bisogno di chiarezza e determinazione per dar voce a chi non ce l’ha!

Se non riusciranno buona parte di coloro che si indignano
periodicamente per la falsa e ingannevole informazione di sistema a
convergere in un ambito di radicale opposizione alla mercificazione
degli esseri senzienti saremo costretti a ritrovarci, in futuro come
oggi, pressochè silenti e soli…demoralizzati e soli con la nostra
desolazione, inermi nella timida condivisione dell’immenso dolore degli
animali…cosa che non è sufficiente ad alleviare la sofferenza del
mondo morente se non nella solidarietà che al momento possiamo
scambiarci per piangere insieme.

EmpatiAnimale segnala e prende parte al corteo del Veggie Pride
previsto il 16 maggio a Milano, per affermare la scelta di non mangiare
animali, senza se e senza ma.
Per conoscere il progetto politico del VP visita il sito www.veggiepride.it

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Per contatti: empatia.animale[chiocciola]gmail.com

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