Film “Baaria” di Tornatore – Appello

 Scarica il Comunicato stampa con il testo del "Dialogo fra un disperato e la sordità"

In una scena del film Baaria di Giuseppe Tornatore viene mostrata l’uccisione di un bovino che viene colpito alla testa con un punteruolo conficcato nella fronte dell’animale. L’animale si accascia a terra e ancora cosciente gli viene tagliata la gola, il sangue zampilla in modo copioso mentre l’animale batte le palpebre e si muove leggermente fino a morire, alcune persone lo raccolgono in tazze per farlo poi bere ad un personaggio del film.

In questa vicenda, la voce della vera vittima rimane inascoltata, fra i rumori assordanti degli spot del film e degli annunci di candidature agli oscar.

Vogliamo che questo grido di dolore emerga chiaramente, che sia udibile dalle orecchie di chi entrerà nelle sale pensando di vedere soltanto un’opera cinematografica e ne uscirà sapendo che in quest’opera un essere sensibile come lui è stato filmato impietosamente durante la propria agonia con il risultato di averla strumentalizzata a fini artistici. …More…

Per questo, Empatia Animale lancia un appello per una mobilitazione in tutto il paese a tutti gli attivisti e a tutte le persone che sentono forte il senso di ingiustizia e di dolore per l’uccisione di ogni singolo individuo.

Chiediamo quindi di organizzare volantinaggi, presidi, iniziative di sensibilizzazione e di protesta davanti ai cinema, con lo scopo di mostrare apertamente quella sofferenza che i produttori del film, il regista, gli spettatori e noi tutti facciamo fatica a riconoscere.

Abbiamo scritto un comunicato stampa, che contiene un dialogo che può essere distribuito, letto o recitato durante i presidi, che chiediamo di mandare a giornali ed altri mezzi di comunicazione e che ai giornali chiediamo di pubblicare.
  La prima iniziativa in programma si svolgerà
 
LUNEDI’ 12 OTTOBRE ORE 18
Milano – C.so V.Emanuele ang. via S. Radegonda

Di fianco al cinema Odeon, dove verrà proiettato il film, reciteremo il dialogo contenuto nel comunicato stampa.

Chiediamo ai gruppi e ai singoli interessati di segnalarci le iniziative in programma.

http://empatia.noblogs.org

empatia.animale@gmail.com

 

Aprire gli occhi per tutelare i corpi e lo spirito

EmpatiAnimale interviene sul dibattito nato in merito alla presenza di una scena di sfruttamento animale nel film Baarìa di Tornatore uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Dalle dichiarazioni delle associazioni e di alcuni singoli animalisti è emersa la volontà di condannare i produttori quasi fossero i principali responsabili della terribile condizione che vede gli animali essere vittime sacrificali di una condotta di vita specista che li reifica a fini alimentari, rendendoli merci da consumare sottoforma di carne, uova, latte e derivati.

Si sta creando uno scandalo in parte ingiustificato. Se è apprezzabile che desti orrore l’esibizione della tortura e della morte di un essere sensibile, risulta evidente che il dramma non sia riconducibile ad un singolo avvenimento mediatico, ma semmai alla portata soggettiva ed emblematica di tale avvenimento che – vogliamo ricordarlo – è accaduto realmente ai danni di una mucca vera, che ha sofferto non solo simbolicamente ma anche fisicamente. La sordità di fronte alla sofferenza provata da un corpo concreto è per noi emblema di un sistema di vita e morte che coinvolge tutti noi, e che si manifesta nella carne di miliardi di vittime inascoltate.

Pertanto, invece di unirci ad un coro che incita al boicottaggio di Baarìa, un mezzo debole di fronte all’abnorme industria dello sfruttamento animale; invece di pensare di poter prescindere da una dimensione politica auto-illudendosi che le scelte di consumo possano essere lo strumento contro la mercificazione animale… noi desideriamo fare ciò che realisticamente possiamo e dovremmo fare.

Molto semplicemente, in questa occasione si tratta di parlare della sofferenza di quell’animale che il film stesso ci dà il pretesto di riproporre all’attenzione pubblica, al di là delle intenzioni dello stesso regista. Cogliamo questa occasione per accendere le luci sulla mancanza di sensibilità che impedisce agli spettatori  di dare voce a chi non ce l’ha per essere ascoltato, visto, salvato, liberato.

Non importa in fin dei conti dove la scena ‘shock’ sia stata girata, in quale macello di quale parte di mondo e secondo quale legge dello Stato. Lo sfruttamento animale è concesso in Italia come negli altri paesi, con delle differenze che risparmiano qualche dolore nell’atto di morte all’interno delle culture occidentali, ma al prezzo di una vita più vessata dalle condizioni intensive dei "nostri" allevamenti. Ciò che dobbiamo evitare è che parlando di diversità di sfruttamento si finisca per non confrontarci sullo sfruttamento in sè e per sè.

Da parte nostra non dubitiamo che il film di Tornatore possa contenere elementi di riflessione e spunti utili alla comprensione della realtà che vuole riprodurre; ma quella cui ci interessa dare rilievo è una realtà che si è manifestata a dispetto della volontà del regista, quella della sordità di fronte alla mercificazione degli animali. La questione animale, nella durata del film e nella scena stessa, come del resto quasi sempre, viene relegata a non realtà, a circostanza risibile, ad invisibile e necessario fatto di sangue che non potrebbe di per sé riscuotere interesse etico da parte della società.

Perchè cercare di dare testimonianza animalista attraverso la colpevolizzazione di personaggi famosi nelle occasioni in cui paradossalmente gli animali assumono una visibilità che è un sottoprodotto della popolarità di tali personaggi? Perchè non incentrare piuttosto sugli animali gli inattesi e miopi riflettori occasionali, per far sì che ci si accorga di loro come persone e non come cose?

“Gli animali sono essere sensibili come noi” – dicevamo ed urliamo a gran voce per tentare di emettere anche i loro suoni con i nostri!

Mangiarli non trova giustificazione nè storica, nè religiosa, nè scientifica, nè tanto meno morale. Provocare dolore fisico e psicologico fa parte di una scelta che in quanto tale richiede di scaturire da una precisa posizione.

A proposito, se una cosa vogliamo chiedere agli autori di Baarìa che dicono di essersi recati in un macello tunisino per adempiere alle loro intenzioni, è questa: avranno condiviso almeno in parte l’agonia di quell’animale destinato a morire nelle cantine di un mattatoio incrostato del sangue dei suoi, miei, nostri simili…o per loro conta solo il conseguimento di un’opera cinematografia che si occupa di una porzione di realtà che arbitrariamente esclude gli animali come soggetti?

Perchè se il cinema, come ogni altra forma di rivisitazione della realtà, invece di descriverla provocandone una conoscenza, si uniforma ad essa…beh…ammetterà di non saperla più nemmeno avvicinare senza che la realtà si impossessi anche di lui.

Sembra banale dirlo, ma se invece un assassinio mantiene la facoltà di essere riconosciuto come tale senza che la verità venga stravolta dal contesto falsato della sua rappresentazione… allora qualche speranza in questa forma d’arte e nei suoi interpreti rimane, purchè si prefigga di aiutare nel risveglio delle coscienze assopite e abbruttite dalle discriminazioni puramente estetiche…purchè ci possa aiutare tutti a scardinare quei chiavistelli metallici e mentali che rinchiudono con noi animali umani anche gli animali non umani in un mondo morente che si guarda sì volentieri allo specchio, ma assurdamente convinto che di fronte alla sua immagine putrescente ci si possa, in fondo, allegramente distrarre.

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